Koromogae


Il cambio d’abiti

Il primo giorno di Giugno e di Ottobre, del calendario lunare, si celebra il koromogae no hi (衣替えの日), una tradizionale usanza giapponese che prevede il cambio degli abiti in base alle stagioni. Sebbene questa pratica sia profondamente radicata nella cultura giapponese da secoli, le sue origini e la sua evoluzione storica spesso passano inosservate. Koromogae significa letteralmente “cambiare vestiti” – koromo (衣) significa “vestiti” e gae (替え), dal verbo kaeru (替える), che significa “cambiare”.

Sebbene il Giappone sia un paese relativamente piccolo, la sua conformazione geografica allungata determina la presenza di diverse zone climatiche. Questo comporta una variazione nel periodo del koromogae a seconda della regione. In particolare, in Hokkaido, dove il clima è più fresco, il cambio di stagione avviene con un ritardo rispetto alle regioni meridionali, che beneficiano di temperature più miti.

Origini del koromogae

Le origini del koromogae si perdono nel lontano periodo Heian (平安時代,794-1197). All’epoca, l’anno era caratterizzato da due stagioni distinte, con il cambio degli abiti che avveniva il primo Aprile per l’abbigliamento estivo, chiamato natsu shōzoku (夏装束), e il primo Ottobre per quello invernale, denominato fuyu shōzoku (冬装束). Si presume che questa usanza sia stata introdotta in Giappone dalla Cina proprio durante quel periodo. Prese il nome di kōi (更衣), che significa letteralmente “cambio d’abito”, e ancora oggi questa parola viene utilizzata per indicare spogliatoi, camerini o stanze per cambiarsi d’abito, ovvero le kōishitsu (更衣室).

Fonte: KBS News

Tuttavia, il termine kōi (更衣), oltre a designare il cambio degli abiti stagionali, era impiegato anche per indicare la jokan (女官), ossia la dama di corte addetta alla vestizione dell’imperatore. Per ovviare a possibili equivoci, si ritiene che la parola sia stata modificata in koromogae (衣替え).

Durante il periodo Edo (江戸時代, 1603-1868), questa usanza si estese oltre i confini della corte imperiale, raggiungendo anche i samurai e la popolazione comune. Lo shogunato Tokugawa rese ufficiale il cambio stagionale degli abiti, integrandolo nell’etichetta buke shakai no shikitari (武家社会のしきたり) per i samurai, rendendo obbligatorio l’utilizzo di capi stagionali per l’assolvimento dei propri doveri. Data la scarsa disponibilità di kimono per ogni stagione tra la maggior parte della popolazione, il processo di preparazione richiedeva un impegno e un tempo decisamente maggiori rispetto ad oggi, includendo attività come l’aggiunta o la rimozione di imbottiture in cotone e il riadattamento dei capi nel caso di bambini e ragazzi.

Il bakufu, quindi, decretò ufficialmente che tutti coloro che lavoravano all’interno del castello, ovvero la classe dei samurai, dovessero effettuare un cambio di vestiario quattro volte l’anno in base al calendario lunare. Nello specifico, dal primo Aprile al quattro Maggio indossavano l’awase (袷), un kimono foderato; dal cinque Maggio alla fine di Agosto il katabira (帷子), un kimono a strato singolo; nuovamente l‘awase, dal primo all’otto Settembre; e infine il wataire (綿入れ), un indumento imbottito, dal nove Settembre alla fine di Marzo dell’anno successivo.

È interessante notare che le date per il cambio degli abiti coincidevano con il tango no sekku (端午の節句), la festa dei ragazzi del 5 Maggio e con il chōyō no sekku (重陽の節句), la Festa dei Crisantemi del 9 Settembre. Sembra che all’epoca ci fosse l’usanza di celebrare queste feste rinnovando il proprio guardaroba.

Durante il periodo Edo il koromogae si diffuse ampiamente anche tra la gente comune ma con regole meno rigide rispetto a quelle della classe dei samurai. Artigiani, commercianti e contadini cambiavano gli abiti in base al lavoro e al clima. Le donne della corte imperiale, mogli e figlie di samurai, potevano godere di outfit differenti a seconda del clima delle loro regioni, grazie alla produzione di abiti più elaborati durante il periodo Edo.  Tuttavia, come scritto in precedenza, le famiglie comuni non possedevano così tanti kimono, e sembra che li riutilizzassero ad ogni cambio di stagione, aggiungendo o rimuovendo l’imbottitura in cotone.

Watanuki

I kanji utilizzati per indicare il primo di Aprile, 四月一日, che normalmente si leggono shigatsu tsuitachi, hanno anche una lettura particolare che si crede sia nata proprio durante il periodo Edo e sia legata al koromogae. Questa lettura, watanuki, deriva dal fatto che il 1° Aprile del vecchio calendario (primi di maggio del calendario attuale), il cotone veniva rimosso dal wataire indossato per il freddo invernale per creare l’awase. Il termine è composto dalla parola “wata”, cotone, e “nuki“, rimuovere.

Con l’adozione del calendario gregoriano e l’abbandono del calendario lunare durante il periodo Meiji (明治時代 1868-1912) si stabilirono due periodi annuali per il cambio degli abiti. Il governo introdusse le divise in stile occidentale per i dipendenti pubblici, le forze dell’ordine e l’esercito, stabilendo che gli abiti estivi venissero indossati dal 1° Giugno al 30 Settembre e quelli invernali dal 1° Ottobre al 31 Maggio dell’anno successivo. Questa tendenza si diffuse alle uniformi scolastiche e, di conseguenza, alla popolazione in generale.

Oggi, solo le istituzioni scolastiche che prevedono di indossare la divisa, chiamata seifuku (制服), le aziende con un codice di abbigliamento specifico, le forze di polizia, marina ed esercito mantengono viva la tradizione. Per quanto riguarda le scuole, i miei figli, prima del cambio di uniforme, hanno un periodo periodo chiamato ikōkikan (移行期間), letteralmente “periodo del cambio d’abito”, che dura una o due settimane, durante il quale possono vestirsi liberamente con abiti estivi o invernali a seconda delle loro preferenze.

Cool Biz

In Giappone, negli ultimi anni, è cresciuto il numero di aziende che hanno aderito al Cool Biz (クールビズ), una campagna governativa che promuove un abbigliamento leggero e confortevole adatto ad una temperatura ambientale di 28°C. Il termine Cool Biz, nato dalla fusione delle parole inglesi “COOL” e “BIZ” (abbreviazione di BUSINESS), identifica non solo uno stile di abbigliamento specifico, ma anche un vero e proprio stile di vita che ne incoraggia l’adozione. L’iniziativa, nata nel 2005, sotto il governo di Koizumi Junichirō, è stata lanciata dal Ministero dell’Ambiente, all’epoca guidato dall’attuale governatrice della metropoli di Tōkyō, Koike Yuriko (小池百合子).

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In Giappone, l’abbigliamento formale per gli uomini d’affari, i famosi salarymen, è in molte aziende, ancora  rigidamente codificato: completo e cravatta, anche nelle giornate più torride. Di conseguenza, la temperatura negli uffici è spesso mantenuta a livelli eccessivamente bassi, con un conseguente impatto negativo sul consumo energetico e, di riflesso, sull’ambiente. Per contrastare questa tendenza e promuovere uno stile di vita più sostenibile, è nato il Cool Biz, un’iniziativa volta a rivedere le convenzioni in materia di abbigliamento in favore di un look più leggero e confortevole, soprattutto durante i mesi estivi.

La tutela dell’ambiente è stata una delle motivazioni principali alla base dell’adozione del Cool Biz. Raffreddare gli ambienti interni con l’aria condizionata durante l’estate richiede un notevole dispendio energetico. Maggiore è la differenza tra la temperatura impostata e quella esterna, maggiore sarà la quantità di energia necessaria per raggiungere il comfort desiderato. Vestirsi in modo fresco aiuta a ridurre la necessità di abbassare troppo la temperatura dell’aria condizionata, il che a sua volta riduce la quantità di energia necessaria e contribuisce a migliorare l’ambiente.

Come stabilito dal Ministero dell’Ambiente, il periodo ufficiale del Cool Biz si estende generalmente dal 1° Maggio al 30 Settembre di ogni anno. Tuttavia, è importante precisare che anche durante il mese di ottobre potrebbero verificarsi giornate caratterizzate da temperature elevate. In tali circostanze, aziende e singoli individui hanno la facoltà di optare per un abbigliamento più leggero a propria discrezione.

Per gli uomini, il Cool Biz si caratterizza principalmente per l’assenza di cravatta e giacca. Sebbene le specifiche norme di abbigliamento variano da azienda a azienda, generalmente sono ammesse camicie a maniche corte o polo. Rispetto agli uomini, l’impatto del Cool Biz sull’abbigliamento femminile è minore, in quanto molte aziende già consentono un abbigliamento business casual. Tuttavia, è fondamentale sottolineare sia per donne che per gli uomini che il Cool Biz non permette un esagerata esposizione della pelle per contrastare il caldo. Indumenti quali canottiere, pantaloni corti sono infatti considerati inappropriati in tale contesto.

ll koromogae, una tradizione tramandata di generazione in generazione, è diventato quasi un rituale in Giappone. Ma negli ultimi tempi, con l’avvento sul mercato di pratici accessori che aiutano e facilitano il riordino, sempre più persone scelgono di non doverlo più fare. Mia moglie continua a farlo con i vestiti dei nostri figli e ad ogni cambio mi dice sempre quanto sia bello assaporare il passaggio da una stagione all’altra.


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