Hiruko: Il bambino divino


Nelle profondità della mitologia giapponese, tra le prime narrazioni che plasmarono l’identità del suo popolo, emerge la figura enigmatica di Hiruko. Nato dall’unione delle divinità creatrici Izanagi e Izanami, il piccolo Hiruko era destinato a un destino singolare e tragico. La sua storia, raccontata nel Kojiki, uno dei più antichi testi giapponesi, è un viaggio affascinante attraverso i temi dell’imperfezione, dell’abbandono e della rinascita.

Hiruko nacque deforme e incapace di muoversi, un’imperfezione che lo rese inaccettabile agli occhi dei suoi divini genitori. Secondo la leggenda, questo successe perché durante la creazione, Izanami, parlò prima di Izanagi. Questo errore portò alla nascita di un bambino imperfetto.

Abbandonato in una fragile imbarcazione fatta di kisunoki, conosciuta con il nome di ame-no iwakusu-bune (天磐櫲樟船) e affidato alle onde del mare, il suo destino sembrava segnato. Tuttavia, la storia di Hiruko non si conclude con questo tragico epilogo.

Il concetto di kegare e l’abbandono

L’abbandono di Hiruko è profondamente radicato nel concetto di kegare (穢れ) l’impurità, presente nella tradizione shintoista. Tutto ciò che deviava dall’ordine cosmico, come una deformità fisica, una malattia o la morte stessa, era considerato una contaminazione e doveva essere allontanato. Abbandonando Hiruko tra i flutti, Izanagi e Izanami compivano un misogi (禊) un rituale di purificazione volto a ristabilire l’equilibrio cosmico.

Il misogi è un concetto che ha profondamente influenzato la cultura giapponese, trovando espressione in pratiche quotidiane come lavarsi le mani prima di entrare in un santuario o spargere sale dopo un funerale. Questi gesti, apparentemente semplici, nascondono una profonda simbologia legata alla purificazione e al mantenimento dell’armonia tra l’uomo e il divino.

La trasformazione in Ebisu

Nonostante l’abbandono, la storia di Hiruko non finisce qui. Secondo alcune leggende, il bambino divino, dopo aver vagato per mari in tempesta, approdò sulle coste dell’attuale Nishinomiya, dove fu accolto e allevato dalla popolazione locale. Qui, Hiruko si trasformò e fu chiamato dalle persone della zona con il nome di Ebisu (夷), che significa “straniero”, uno dei sette shichifukujin (七福神), o divinità della fortuna, noto come il kami protettore della pesca, del commercio e della prosperità.

L’abbandono di Hiruko, anche se raccontato in un contesto mitologico, riflette un aspetto complesso della natura umana: la difficoltà di accettare l’imperfezione. In molte culture, comprese alcune società tradizionali giapponesi, la perfezione fisica e la capacità di procreare erano considerate segni di favore divino. Un bambino come Hiruko, dunque, poteva essere visto come una sorta di “errore” della natura, una deviazione dalla norma.

Tuttavia, è importante sottolineare che la società giapponese ha nel corso dei secoli ha sviluppato un profondo senso di rispetto per la vita e per le persone con disabilità. Molte divinità shintoiste sono associate a specifiche disabilità o malattie, e questo ha contribuito a creare un’immagine più complessa e inclusiva della disabilità nella cultura giapponese.

Hiruko oggi

La figura di Hiruko continua a esercitare un fascino particolare sulla cultura giapponese. Egli è venerato come divinità della fortuna e del commercio, ma è anche un simbolo della complessità dell’animo umano e della capacità di superare le avversità. La sua storia ci invita a riflettere sul significato della diversità, dell’accettazione e della speranza.

Anche l’etimologia del nome Hiruko e i vari modi in lo si trova scritto nonché il legame con Oohirume-no-muchi-no-kami (大日孁貴神) altro nome per indicare Amaterasu è molto interessante ma lo tengo per un prossimo articolo.


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