Disclaimer: mi preme precisare che le considerazioni espresse in questo articolo riguardo alle possibili connessioni tra il manga Dandadan e il folklore giapponese, in particolare il concetto di ujigami, sono frutto di un’interpretazione personale e non intendono fornire una lettura univoca dell’opera.
Ujigami
Gli ujigami (氏神) sono divinità tutelari di specifiche regioni o comunità in Giappone. Originariamente legati al culto degli antenati di un clan (ujizoku/shizoku 氏族), il loro significato si è evoluto nel tempo, includendo anche divinità legate a luoghi specifici, indipendentemente dai legami di sangue. Gli ujigami sono profondamente radicati nella storia, cultura e vita delle persone che proteggono, rappresentando un elemento cruciale della loro identità locale. Il loro potere è intrinsecamente legato al territorio che custodiscono, un concetto chiave per comprendere diverse dinamiche narrative.
Dandadan
Dandadan, il manga di Yukinobu Tatsu, intreccia elementi horror, fantascientifici, d’azione e comici, attingendo a piene mani dal folklore giapponese. Yōkai, spiriti e divinità popolano le sue pagine, offrendo una reinterpretazione moderna di antiche credenze. In questo contesto, emergono interessanti connessioni con il concetto di ujigami.
Punti di connessione tra ujigami e Dandadan
Legame con la terra e il concetto di confine (結界, kekkai)
Una caratteristica distintiva di Dandadan è la forte connessione tra le manifestazioni soprannaturali e luoghi specifici: case abbandonate, cimiteri, montagne, antichi alberi e santuari diventano teatri di eventi misteriosi. Questo riecheggia il legame territoriale degli ujigami, divinità che proteggono e incarnano lo spirito di un luogo. La “turbo nonna”, ad esempio, è un’entità legata a un luogo preciso, incarnando la connessione tra un luogo e le sue leggende.
Questo parallelismo riflette la profonda connessione degli ujigami con la storia e le tradizioni della loro terra. Ma in Dandadan questo legame si manifesta spesso attraverso la creazione di veri e propri confini spirituali, kekkai, che delimitano l’area di influenza di una determinata entità. Questi confini non sono solo fisici, ma anche spirituali, e la loro violazione può scatenare reazioni violente. Questo concetto è strettamente legato all’idea di kegare (穢れ), impurità spirituale, che spesso richiede l’istituzione di barriere per contenerla e proteggere il mondo “puro”. La presenza di questi confini in Dandadan enfatizza la territorialità del potere delle entità soprannaturali, proprio come per gli ujigami.
Protezione e conflitto: l’ambivalenza delle entità
Tradizionalmente, gli ujigami sono considerati protettori delle comunità locali. Tuttavia, la loro natura non era sempre puramente benevola. Potevano punire la mancanza di rispetto, portare malattie o calamità se trascurati. Questa dualità si riflette in Dandadan, dove le entità soprannaturali non sono sempre benevole nei confronti degli umani.
Il manga esplora un complesso rapporto di coesistenza, conflitto e talvolta persino collaborazione tra umani e queste entità. Questo riflette una visione più complessa delle divinità, che possono essere sia fonte di protezione che di pericolo, un’ambivalenza presente anche in alcune figure del folklore giapponese. Ad esempio, alcuni yōkai in Dandadan, pur essendo legati a un luogo specifico, non esitano a minacciare o attaccare gli umani se si sentono minacciati o se il loro territorio viene violato. Questa ambivalenza è una caratteristica chiave sia degli ujigami che delle entità presenti in Dandadan.
Elementi folkloristici e il ruolo dei rituali
Dandadan attinge a un ricco patrimonio di folklore giapponese, strettamente legato al culto degli antenati e alle credenze sugli ujigami. La presenza di yōkai, spiriti, leggende urbane e altre figure mitologiche contribuisce a creare un’atmosfera che richiama un mondo spirituale radicato nelle tradizioni.
Le rappresentazioni di queste entità sono spesso basate su storie e leggende tramandate oralmente in diverse regioni del Giappone, offrendo ai lettori uno spaccato della cultura e delle credenze popolari. Sebbene in Dandadan non ci siano rappresentazioni dirette di rituali nel senso tradizionale, si possono individuare delle “offerte” o interazioni che legano gli umani alle entità soprannaturali. Il rispetto per i luoghi, la conoscenza delle leggende locali, la paura e il terrore che suscitano queste entità possono essere visti come una forma di “offerta” che alimenta il loro potere. Anche la distruzione di un luogo legato a un’entità può essere vista come un atto che scatena la sua ira, dimostrando l’importanza del rispetto, anche involontario, verso il soprannaturale.
Il potere limitato degli ujigami e il ruolo di Seiko
Un aspetto fondamentale del concetto di ujigami è la territorialità del loro potere. La loro influenza è confinata al territorio che proteggono, che coincide con i confini del villaggio, del quartiere o, nel caso di Seiko, con il suo santuario. Questo significa che:
- Potere locale: l’efficacia di un ujigami è massima all’interno del suo territorio, dove può esercitare la sua protezione, influenzare gli eventi e interagire con il mondo fisico.
- Limitazioni territoriali: al di fuori di questo confine, l’ujigami perde gran parte, se non tutto, il suo potere. Non può più intervenire direttamente o proteggere con la stessa efficacia.
In Dandadan, la nonna di Momo, Seiko, incarna questo principio. In quanto rappresentante della divinità legata al suo santuario, il suo potere è massimo tra le sue mura. Qui, Seiko può manifestare appieno le sue capacità soprannaturali. Tuttavia, quando Momo si allontana dal santuario, Seiko non può più aiutarla direttamente. Questa limitazione, coerente con il concetto di ujigami, può avere diverse funzioni narrative:
- Aumenta la tensione e il pericolo: l’impossibilità per Momo di contare sull’aiuto diretto di sua nonna al di fuori del santuario crea situazioni di maggiore pericolo e suspense.
- Forza la crescita del personaggio: questa difficoltà spinge Momo a sviluppare le proprie capacità e a diventare più indipendente, contribuendo alla sua evoluzione.
- Rafforza il legame con il folklore: la limitazione territoriale del potere degli ujigami è un elemento centrale del folklore giapponese, e il suo utilizzo in Dandadan contribuisce a creare un’atmosfera autentica e a rafforzare il legame con le tradizioni culturali giapponesi.
Seiko come un moderno ujigami?
La nonna di Momo, Seiko, incarna in modo esemplare il concetto di ujigami in Dandadan. Legata al suo santuario, il suo potere è massimo all’interno di quei confini. Tuttavia, Seiko presenta alcune interessanti deviazioni rispetto al concetto prettamente tradizionale di ujigami tradizionale:
- Personalità e relazioni: Seiko è un personaggio reale con una personalità definita, emozioni e relazioni personali, a differenza degli ujigami tradizionali spesso considerati divinità impersonali.
- Potere personale: i suoi poteri, sebbene legati al santuario, sono manifestati in modo più personale e diretto, riflettendo la sua individualità.
- Relazione con gli umani: la sua relazione con Momo è più simile a quella di una nonna e una nipote che a quella tra una divinità e un devoto, creando un legame più profondo e intimo.
Seiko quindi potrebbe rappresentare così una rivisitazione moderna del concetto di ujigami, dove il potere divino si intreccia con l’umanità, creando un personaggio complesso e affascinante.
Paure, protezione e ambiente
Il tema della paura è centrale sia nel culto degli ujigami che in Dandadan. La paura del sovrannaturale, il rispetto per i luoghi sacri e la consapevolezza dei poteri delle entità soprannaturali sono elementi ricorrenti. Allo stesso tempo, gli ujigami sono considerati protettori delle comunità, e anche in Dandadan vediamo come alcune entità, pur imponenti, possono essere fonte di protezione e guida.
Inoltre, il legame degli ujigami con la terra e l’ambiente trova un’eco in Dandadan, dove la natura e i luoghi sacri sono spesso al centro degli eventi soprannaturali. Il manga solleva così importanti questioni sull’impatto dell’uomo sull’ambiente e sulla necessità di rispettare la natura e le creature che la abitano.
La modernità e la perdita di connessione con il folklore
Dandadan mostra un mondo in cui il folklore si scontra con la modernità. Le leggende e le antiche credenze sono ancora presenti, ma spesso vengono dimenticate o ignorate. Questa tensione tra passato e presente è un tema ricorrente nel manga. Dandadan riflette la perdita di connessione con le tradizioni e il tentativo di recuperare un legame con il passato attraverso l’incontro con il soprannaturale.
L’impatto di questi incontri è anche di natura psicologica: i personaggi sono costretti a confrontarsi con l’ignoto, con la paura, lo stupore e la necessità di dare un senso a ciò che non comprendono. Questo processo di adattamento e comprensione del soprannaturale influenza profondamente la loro crescita personale.
Interpretazione moderna del concetto di ujigami in Dandadan
Dandadan, pur non trattando esplicitamente il tema degli ujigami, ne riprende diversi aspetti fondamentali, offrendo una reinterpretazione moderna di antiche credenze. La rappresentazione delle entità soprannaturali non è manichea: alcune cercano la coesistenza con gli umani, altre instaurano relazioni complesse, riflettendo la natura ambivalente di molte figure divine del folklore. Questa ambivalenza potrebbe richiamare l’idea che gli ujigami, pur essendo protettori, non sono sempre portatori di solo bene, riflettendo le forze della natura, a volte benevole, a volte distruttive.
Conclusione
Attraverso la sua narrazione, Dandadan offre una prospettiva contemporanea sul concetto di ujigami, invitando il lettore a riflettere sul rapporto tra uomo, natura e soprannaturale nella cultura giapponese. Anche senza riferimenti diretti, l’atmosfera intrisa di folklore e la dinamica tra umani e yōkai creano un’eco delle antiche credenze, rendendo l’opera un’interessante esplorazione delle radici culturali del Giappone.