Lingua e cultura giapponese

Haru – Primavera

Da straniero che vive in Giappone e che osserva le tradizioni di questo paese, trovo affascinante come la celebrazione della primavera si sia evoluta. In passato, specialmente durante il periodo Nara (710-794), l’aristocrazia giapponese, influenzata dalle usanze cinesi, celebrava l’arrivo della primavera ammirando i fiori di pruno. Questi fiori sbocciano presto, tra febbraio e marzo, quando l’aria è spesso ancora fredda, e simboleggiano la perseveranza e la fine dell’inverno, più che l’inizio pieno della primavera. Erano queste le prime feste di hanami (osservazione dei fiori).

Con il passare del tempo, soprattutto durante il periodo Heian (794-1185), l’attenzione si spostò gradualmente verso i fiori di ciliegio (sakura). I sakura, con la loro fioritura spettacolare ma effimera tra la fine di marzo e gli inizi di aprile, vennero associati alla bellezza fugace della vita, un concetto profondamente radicato nell’estetica giapponese. Storicamente, quindi, mentre i pruni annunciano che l’inverno sta finendo, sono i ciliegi che accompagnano l’arrivo della primavera vera e propria, con le sue temperature più miti e la sua atmosfera di rinnovamento.

Questa preferenza per i sakura si consolidò e divenne popolare tra tutte le classi sociali durante il periodo Edo (1603-1867), quando, grazie allo shōgun Tokugawa Yoshimune, furono piantati molti ciliegi in aree pubbliche per permettere a tutti di godere dello spettacolo. Oggi, l’usanza dell’hanami sotto i ciliegi è una festa nazionale sentitissima, con picnic, feste e celebrazioni in parchi e giardini in tutto il paese. È interessante notare come questo periodo coincida anche con l’inizio dell’anno scolastico e fiscale in Giappone, ad aprile, legando ulteriormente la fioritura dei sakura a un senso di nuovo inizio, un evento storico-culturale che si ripete ogni anno. Per chi viene da fuori, è un’immersione incredibile in secoli di storia, estetica e connessione con la natura.

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