Lo tsujigiri, un fenomeno complesso


Qualche mese fa incidentalmente lessi una definizione dello tsujigiri, un fenomeno sconcertante di violenza estrema che durò per tutto il periodo Edo. Esso consisteva di attacchi mortali a danno di sconosciuti incontrati per caso e perpetrati da Rōnin. Questa non è la definizione che trovate normalmente. Quella dice che lo tsujigiri consisteva nell’attaccare un passante per testare il filo della propria spada, una definizione che troverai immediatamente incredibile, assolutamente incredibile, e che oreuna definizione che troverai immediatamente incredibile, assolutamente incredibile, e che ora sono sono convinto non sia altro che propaganda. Non solo, ma la ricerca fatta per chiarire questo episodio ha cambiato di molto le mie opinioni circa gli eventi nel periodo immediatamente dopo la fine della guerra civile

Vediamo ora i fatti.

Lo tsujigiri divenne talmente diffuso e problematico che lo shogunato dei Tokugawa dovette intervenire per contenerlo. Nel 1602, vennero emanate leggi specifiche per vietarlo espressamente come omicidio e coloro che venivano colti in flagrante venivano puniti severamente, a volte anche con la morte. Si istituirono stazioni di polizia apposite per impedirlo, stazioni che sono le progenitrici dell’attuale Kōban. Vennero persino create forze dell’ordine specificamente dedicata al compito di sradicare il fenomeno. Le unità abitative dei quartieri poveri venivano chiuse dall’esterno tenere per proteggere chi vi  abitava .

Penso che a questo punto vada da sé che la definizione ufficiale di tsujigiri, vale a dire che questi omicidi erano semplicemente eccessi di alcuni samurai, non sia per nulla plausibile. Il fenomeno santuario e politicamente insignificante descritto dalle varie definizioni che circolano su Internet era in realtà una piaga sociale di una certa importanza che riuscì perfino a far cambiare l’architettura urbana. Non ritengo impossibile che l’abitudine dei giapponesi di chiudersi in casa dall’interno quando vanno a dormire, ancora comune fra gli anziani, abbia nelle sue radici in questo periodo. Si tratta altrimenti di un gesto inspiegabile in un paese sicuro e tutt’altro che violento come il Giappone di oggi.

Ma allora, chi erano gli omicidi? Chi poteva avere interesse ad esercitare violenza casuale in questo modo? Chi aveva la possibilità di farlo, perché non tutti potevano portare armi?

C’è una figura storica che sembra costruita appositamente per spiegare tutti i misteri che abbiamo visto.  Nonostante ci siano testimonianze che  uno dei figli del secondo shogun Hidetada e uno dei 47 Ronin fossero essi stessi tsujigiri, i primi sospetti sono i membri di un gruppo sociale che al momento aveva più di un motivo per essere scontento, verso esercitava la violenza per processione e aveva il diritto legale di portare due spade: i Ronin.

I rōnin sono definiti come samurai senza padrone. La verità nel Giappone del XVII secolo era molto più difficile. La verità nel Giappone del XVII secolo era molto più difficile. Prima di tutto i reduci dovevano essere moltissimi. Dopo 147 anni di guerra continua, il numero di soldati che all’improvviso si trovavano senza lavoro in un mercato che non aveva bisogno delle loro qualifiche dove essere altissimo. Per la persona coinvolta doveva essere una catastrofe.

  1. Gli veniva a mancare il rispetto a cui era abituato. Perdeva l’autorità di dare ordini ai membri delle classi inferiori.
  2. Per un samurai, esserlo era più che è un mezzo per sostentarsi. Era un’identità che ora veniva a scomparire, non solo a livello individuale ma anche a livello societario, perché con la Pax Tokugawa pur rimanendo di nome, di fatto il samurai scompare.
  3. Il destino di un soldato è legato a quello del suo clan e del suo padrone.unIl destino di un soldato è legato a quello del suo clan e del suo padrone.un soldato sconfitto quindi con tutta probabilità perde anche il suo clan, l’ultima difesa che aveva.squindi con tutta probabilità perde anche il suo clan, l’ultima difesa che aveva. Alla fine della interminabile guerra civile, la perdita del legame Alla fine della interminabile guerra civile, la perdita del legame con il proprio clan Alla fine della interminabile guerra civile, la perdita del legame con il proprio clan e col proprio clan era un evento all’ordine del giorno
  4. L’ironia del destino volle che proprio i samurai, che in teoria dominavano la scena politica di questa epoca, ne fossero le maggiori vittime. Una pace duratura come quella dell’era Edo, 250 anni e più, non è un bene per chi possiede un solo mestiere, le arti marziali. La rabbia di samurai come Saigo Takamori, che lo portò a ribellarsi contro i Tokugawa, non era sicuramente solo sua.

In sintesi, la fine della guerra civile non è stato solo un passaggio da un modo di vivere un altro, ma è stata una catastrofe per coloro che di guerra vivevano.ilIn sintesi, la fine della guerra civile non è stato solo un passaggio da un modo di vivere un altro, ma è stata una catastrofe per coloro che di guerra vivevano. Nominalmente al potere i samurai si trovavano in effetti di fronte alla scomparsa del loro ruolo sociale.Per sopravvivere, alcuni divennero effetti di fronte alla scomparsa del loro ruolo sociale.Per sopravvivere, alcuni divennero taroccati burocrati.

Il veterano ritorna a casa con un senso di credito nei confronti della società da cui proviene per l’aver combattuto per essa e avere subito danni che notevoli per il suo bene. Di solito invece trova indifferenza, difficoltà nel trovare lavoro

Non mi sembrerebbe quindi strano che, con le sue due spade ancora alla cintola, un guerriero si desse allo tsujigiri. In realtà, non vedo altra possibile spiegazione.Con il passare del tempo, quello che era iniziato come tsujigiri,si trasformò o fu associato a forme di banditismo. Durante i periodi di instabilità politica o economica, i samurai divennero rōnini. Senza una fonte stabile di reddito o uno scopo sociale, alcuni di questi rōnin si rivolsero al banditismo per sopravvivere. Questi ex samurai, abituati alla violenza e alla disciplina militare, divennero spesso banditi organizzati e temuti. Essi potevano mettere a segno rapine, estorsioni e, in alcuni casi, continuare la pratica dello tsujigiri come dimostrazione della loro abilità e per terrorizzare le popolazioni locali. Questi atti di banditismo non erano solo il risultato della disperazione economica ma anche dell’erosione del sistema feudale e del codice d’onore samurai, in un periodo in cui il Giappone stava subendo profondi cambiamenti sociali e politici.
sujigiri fu menzionato come una delle cause che contribuirono al malcontento che portò alla Ribellione di Shimabara (1637-1638). La Ribellione di Shimabara fu un’insurrezione di contadini, la maggior parte dei quali erano cristiani, insieme a rōnin (samurai senza padrone) e altri gruppi, contro il dominio locale e le politiche oppressive dello shogunato Tokugawa. Avvenne nella penisola di Shimabara e nelle isole Amakusa nel Giappone sud-occidentale.
Le cause della ribellione furono molteplici e complesse, includendo l’oppressione economica, come tasse eccessive e carestie, le persecuzioni religiose contro i cristiani e il malcontento sociale generale. Lo tsujigiri, in questo contesto, è emblematico del più ampio disordine sociale e della legge marziale che caratterizzavano il periodo. La pratica dello tsujigiri da parte di alcuni samurai rōnin contribuì a creare un clima di paura e instabilità, riflettendo il malcontento e la frustrazione di alcuni segmenti della società giapponese dell’epoca.
Tuttavia, è importante notare che lo tsujigiri non fu la causa principale della Ribellione di Shimabara. Fu piuttosto uno dei tanti sintomi del malcontento e della tensione sociale che si stavano accumulando in Giappone sotto lo shogunato Tokugawa, in particolare tra le classi contadine e i rōnin. La ribellione fu una manifestazione estrema di resistenza contro un insieme complesso di problemi, tra cui l’oppressione economica, la persecuzione religiosa e l’instabilità sociale.

Negli ultimi anni, ha preso piede una nuova teoria che spiega lo scopo dell’editto come un tentativo di cambiare la mentalità del popolo. Ho trovato diverse fonti online sull’argomento.
All’epoca di Tsunayoshi (Anni di regno: 1780-1820),sebbene la “pace” fosse stata raggiunta, l’atmosfera della società era ancora permeata dalla brutalità del periodo delle guerrecivili. A Edo, ad esempio, c’erano i “kabukimono”, teppisti che seminavano il terrore.
Secondo questa teoria, Tsunayoshi sperava che l’editto avrebbe contribuito a civilizzare la società e a rendere il popolo più compassionevole e gentile.
Fine prima parte


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