Rikka –  立夏


Rikka è uno dei nijūshi-sekki (二十四節気), i ventiquattro termini solari del calendario tradzionale giapponese. Questo termine, che letteralmente significa “inizio d’estate”, coincide con il periodo in cui i primi segnali della stagione calda iniziano a farsi sentire.

Entrando nel periodo del rikka le giornate si allungano, il sole splende più forte e le temperature aumentano sensibilmente. L’aria si riempie del fruscio delle foglie e del canto degli insetti, preannunciando l’arrivo della stagione più calda dell’anno.

Mia moglie mi ha insegnato tanti anni fa una frase che spesso viene usata in questo periodo:

立夏を迎え、暦の上では夏となりました。

Rikka wo mukae, koyomi no ue de ha natsu to narimashita

Il significato della frase è che il periodo del rikka è arrivato quindi secondo il calendario è iniziata l’estate.

Anche se il rikka segna l’inizio dell’estate dal punto di vista astronomico, in Giappone questa stagione viene generalmente suddivisa in tre ulteriori periodi:

Shoka (初夏): L’inizio dell’estate, che coincide con il rikka. In questo periodo, la natura si risveglia e si colora di verde brillante.

Chūka (仲夏): l’estate è in pieno svolgimento, il periodo più caldo e umido dell’anno.

Banshu (晩夏): conicide con la fine dell’estate, quando le prime brezze autunnali iniziano a rinfrescare l’aria.

Il rikka rappresenta quindi un momento importante per celebrare l’arrivo della bella stagione e per godersi le attività all’aperto. In molte regioni del Giappone si tengono festeggiamenti e rituali per accogliere l’estate.

Anche se il calendario Gregoriano non coincide perfettamente con quello lunare, il rikka inizia generalmente tra il 5 e il 6 Maggio.

È considerato un momento fortunato per iniziare nuovi progetti o intraprendere viaggi e in passato era un giorno in cui le persone si purificavano con il bagno e indossavano nuovi vestiti per celebrare l’arrivo dell’estate.

Quest’anno l’inizio del rikka, cade il 5 Maggio 2024 e copre un periodo di circa 15 giorni, dal 5 al 19. Sebbene ogni anno si verifichi generalmente tra il 6 e il 20 Maggio, la data non è fissa.

Questo perché il rikka, come gli altri ventiquattro termini solari che dividono l’anno in segmenti di circa 15 giorni, si basa sul movimento del sole. Di conseguenza, la data precisa può variare leggermente, anche di un giorno, a seconda dell’anno.

Inoltre, il termine rikka può riferirsi sia al giorno specifico che segna l’inizio dell’estate, sia all’intero periodo di 15 giorni che va dal primo giorno del rikka (il 9° termine solare) allo shōman (小満), il 10° termine solare.

Vale la pena notare che, all’interno dei ventiquattro termini solari, esiste anche un periodo precedente al rikka chiamato kokū (穀雨), che significa “il periodo in cui cadono le piogge che nutrono i cereali”, mentre il periodo successivo al rikka è chiamato shōman (小満), che significa “il periodo in cui tutte le cose crescono completamente”.

Ulteriori divisioni del rikka

I ventiquattro termini solari vengono ulteriormente suddivisi in settantadue (七十二侯, shichijūni kō), ognuno dei quali rappresenta un periodo di circa 5 giorni. Durante il rikka i si susseguono in questo modo:

Shokō – kawazu hajinete naku (初候 – 蛙始鳴): Il primo canto delle Rane (5 Maggio)

In questo periodo, le rane (kawazu/kaeru) iniziano a gracidare. Kawazu è un termine più formale per indicare le rane, mentre kaeru é un termine più colloquiale e informale. Secondo alcune teorie, l’etimologia del termine “kaeru” deriva dal verbo kaeru (帰る, tornare), in quanto le rane sono considerate creature che tornano sempre al loro luogo d’origine. “Kawazu“, invece, deriverebbe da “河之蛙” (kawazu gaeru), che significa “rana di fiume”. In questo periodo il canto delle rane risuona ovunque, creando un coro naturale che annuncia l’arrivo dell’estate.

Jikō – mimizuizuru (次侯 – 蚯蚓出): L’Emersione dei Lombrichi (10 Maggio)

In questo periodo, i lombrichi (mimizu) iniziano a emergere dal terreno. Il termine “mimizu” deriva da miezu/mamiezu (目見えず), che significa “invisibile agli occhi”. Nonostante l’assenza di occhi, i lombrichi percepiscono la luce e tendono a spostarsi verso il buio. Per questo motivo, li vediamo spesso emergere dal suolo durante la notte o in giornate piovose. I lombrichi svolgono un ruolo fondamentale nella fertilità del terreno, nutrendolo e aerandolo. La loro presenza è quindi un segno di un terreno sano e fertile.

Makkō – takenokoshōzu (末侯 – 竹笋生) – La Germogliazione del Bambù  (15 Maggio)

In questo periodo, i takenoko (竹の子), i germogli di bambù, iniziano a spuntare dal terreno. “Take no ko shōzu” è un’espressione poetica ed antica che significa “il germoglio del bambù“, oggi caduta in disuso. Esistono comunque anche altri termini stagionali con lo stesso significato come takōna (筍), o takanna (たかんな).

Sebbene i prodotti a base di bambù siano ormai disponibili tutto l’anno, la vera stagione dei germogli di bambù è l’inizio dell’estate. I più teneri e gustosi sono quelli appena raccolti al mattino e consumati subito sul posto.

Kunpū – 薫風 : la stagione del vento profumato

Durante il mese di Maggio la natura riprende vita e il suo colore verde è splendido e si intensifica giorno dopo giorno. Le espressioni stagionali come kunpū (薫風) e kazekaoru (風薫る) veicolano l’idea di una fragranza percepibile nel vento che scuote le giovani foglie verdi.

In giapponese esiste un saluto stagionale che recita come segue:

風薫る季節となりました。

Kaze kaoru kisetsu to narimashita.

è un saluto comune all’inizio dell’estate.

I giapponesi sono famosi per essere un popolo indiretto e per avere una lingua che utilizza moltissime sfumature in modi interessanti, alcuni dei quali a volte poco comprensibile e ridondanti per noi stranieri, che ci chiediamo perché la conversazione che stiamo ascoltando da cinque minuti sembri priva di un vero e proprio soggetto.

La lingua scritta non fa eccezione e specialmente nelle lettere, ma anche nelle e-mail, i giapponesi, seguono un formato molto rigido. Specialmente nelle lettere prima di arrivare al focus del discorso i giapponesi inseriscono una frase conosciuta come jikō no aisatsu (時候の挨拶), il saluto stagionale, che cambia a seconda del periodo dell’anno.

In questo periodo, gli alberi entrano nella fase di crescita più rigogliosa e il loro profumo riempie l’aria. Esistono espressioni come wakaba-kaze (若葉風, “il vento che soffia la tra le giovani foglie”) oppure kusawake no kaze (草分けの風, “il vento che divide l’erba”) che evocano la freschezza e i profumi tipici di inizio dell’estate.

Otaueshinji – 御田植神事

Rikka segna anche l’avvio della stagione della semina e precede la stagione delle piogge, tsuyu, (梅雨), in giapponese.  Di conseguenza, in molte regioni durante questo periodo si svolgono feste per invocare raccolti abbondanti. Tra queste, l’Otaue Shinji (御田植神事) è un esempio particolarmente famoso.

Durante l’Otaue Shinji, donne e bambini si sottopongono a riti di purificazione prima di piantare piantine di riso ed eseguire danze tradizionali per invocare un raccolto abbondante. Queste vivaci celebrazioni mettono in mostra tradizioni culturali radicate e incarnano le speranze e le aspirazioni delle comunità agricole.

Il significato dell’Otaue Shinji

L’Otaue Shinji riveste un significato profondo nella cultura giapponese, intrecciandosi profondamente con il ciclo agricolo e la venerazione della natura. Rappresenta una messa in scena simbolica del processo di piantagione, incarnando la convivenza armoniosa tra uomo e mondo naturale.

In Giappone, cultura del riso e religione sono strettamente legate. Nella maggior parte delle regioni, la stagione agricola inizia e finisce con rituali shintoisti: si svolgono cerimonie durante la semina per invocare una buona crescita delle piantine di riso e feste del raccolto per ringraziare i kami del suo buon esito. Tra i riti di piantagione del riso più famosi del Giappone si annovera l’Otaue Shinji del santuario Sumiyoshi Taisha, che viene celebrato fedelmente fin dai tempi antichi.

La leggenda narra che il rito dell’Otaue Shinji risalga addirittura al 211 d.C., quando la leggendaria imperatrice Jingū, ordinò la creazione di una nuova risaia da dedicare alle divinità del santuario. Per preparare la risaia, fece arrivare dalle zone che oggi corrispondono alla prefettura di Yamaguchi, delle “vergini piantatrici”, conosciute come ueme (植女), appositamente addestrate. Ancora oggi, per il rito viene utilizzata la stessa risaia, situata appena a sud-ovest dell’area principale del santuario.

Il rito dell’Otaue-shinji:

L’Otaue Shinji inizia con un rituale di purificazione sia per le piantine di riso che per i partecipanti. La sacra risaia viene arata da buoi che trainano un aratro di legno, per poi essere cosparsa di acqua consacrata. Mentre le ueme piantano il riso, danzatori e musicisti in sgargianti costumi si esibiscono ai bordi della risaia. Si dice che la loro energia infonda salute e vigore alle piantine.

L’Otaue Shinji si svolge ogni anno il 14 giugno. Il governo lo ha designato come bene immateriale folkloristico.

Tradizioni propizie per il Rikka

In occasione del Rikka, che coincide con la festività del kodomo no hi (子供の日), è tradizone immergersi nello shōbuyu (菖蒲湯) e gustare i buonissimi kashiwa mochi (柏餅).

菖蒲湯 – shōbuyu : un bagno propizio

Lo shōbu (菖蒲) è un tipo di iris con lunghe foglie che assomigliano alle spade brandite deai samurai. Questa tradizione non possiede solo un simbolismo di competizione e spirito marziale legato al mondo dei samurai (尚武 – shōbu), ma si credeva anche nelle sue proprietà benefiche contro le malattie. Il suo utilizzo in questa festività è considerato un’usanza propizia.

Lo shōbu è anche una pianta officinale con proprietà che includono il miglioramento della circolazione sanguigna, l’idratazione della pelle e l’alleviamento di dolori come nevralgie, mal di schiena e mal di stomaco.

柏餅 – kashiwa mochi

Il kashiwa mochi è un dolce a base di riso glutinoso ripieno di anko (pasta di fagioli rossi dolci) avvolto in foglie di kashiwa, la quercia. La scelta di questa foglia non è casuale: la sua caratteristica di non perdere le vecchie foglie fino a quando i nuovi germogli non sono cresciuti simboleggia la prosperità e la continuità della progenie.

In un’epoca come l’era Edo, quando il tasso di mortalità infantile superava il 50%, questo dolce rappresentava un augurio per la salute e la forza dei bambini. Non sorprende che questa tradizione sia diventata così radicata.

Sebbene oggi la realtà sia, fortunatemente, ben diversa, non si può non apprezzare la saggezza e la cura con cui gli antichi usavano le tradizioni e le credenze popolari per promuovere il benessere dei più piccoli.


Lasciamo che il rikka sia un’ispirazione per vivere una vita più sana, felice e in armonia con il mondo che ci circonda.


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