Immergiamoci oggi in un universo affascinante e misterioso: quello delle credenze popolari giapponesi legate al mare. Qui, un kami speciale, Funadama-sama (船玉様), si erge a protettore delle imbarcazioni e dei loro equipaggi. Conosciuto con nomi diversi a seconda delle regioni, questo spirito è venerato come il guardiano delle navi, colui che assicura traversate sicure e propizia una pesca generosa. Funadama-sama, letteralmente “spirito della nave”, è l’incarnazione della protezione divina per chiunque solchi le acque, un concetto profondamente radicato nella cultura marinara giapponese, dove il mare è da sempre fonte di vita e, al tempo stesso, un luogo insidioso.
Chi è Funadama-sama?
Nel cuore del folklore marinaro giapponese, si narra che Funadama-sama risieda nelle stesse imbarcazioni. La sua figura si intreccia con antiche tradizioni e superstizioni, tra cui un tabù ormai in declino che interdiva alle donne l’accesso ai pescherecci. Questa usanza, oggi meno diffusa, affondava le radici in arcaiche credenze popolari legate a concetti di purezza e impurità, alimentate dal timore dell’invidia che la divinità femminile poteva nutrire verso la bellezza delle donne.
Il concetto di kegare e Funadama-sama
Nel pensiero tradizionale giapponese, il concetto di kegare (穢れ) indica uno stato di impurità o contaminazione, spesso associato a eventi cruciali come la morte, il parto e, in particolare, le mestruazioni. Queste ultime, un tempo, erano percepite come una forma di kegare capace di influenzare negativamente la comunità e l’ambiente circostante.
Antiche superstizioni
Nel contesto della pesca, si riteneva che la presenza di una donna durante il ciclo mestruale a bordo potesse attirare la sfortuna, compromettere il pescato e persino scatenare violente tempeste. Questa credenza nasceva dalla paura che il kegare mestruale potesse offendere Funadama-sama, provocando la sua collera.
Un’ulteriore superstizione dipingeva Funadama-sama, spesso immaginata come una divinità femminile gelosa, pronta a infuriarsi contro la nave per la presenza di altre donne, soprattutto se giovani e belle.
Fortunatamente, queste credenze stanno gradualmente svanendo. L’evoluzione della società e la trasformazione dei ruoli di genere hanno contribuito a mettere in discussione queste antiche superstizioni. Sebbene in alcune comunità di pescatori più legate alle tradizioni il tabù persista, in molte altre zone del Giappone le donne sono attivamente coinvolte nel settore della pesca, pur rimanendo una minoranza. La presenza femminile a bordo è diventata più frequente, specialmente nelle attività di acquacoltura e pesca costiera.
Rappresentazione di Funadama-sama
La rappresentazione di Funadama-sama, il goshintai (御神体), ovvero l’oggetto che incarna il suo spirito, varia a seconda delle usanze locali. La forma più comune, diffusa in tutto il Giappone, è quella di una coppia di bambole di carta, una maschile e una femminile, simbolo di equilibrio e protezione. Altre raffigurazioni includono oggetti simbolici come cereali, monete, dadi e persino ciocche di capelli femminili. A volte, vengono offerti anche cosmetici come cipria e rossetto, un omaggio alla natura femminile di Funadama.

Si dice anche che coppia di bambole viene inclusa come sostituto della vita dei marinai in caso di incidenti.
Tradizionalmente, i carpentieri navali, i funadaiku (船大工), erano incaricati di installare il goshintai nelle nuove imbarcazioni durante la cerimonia di varo, il fune oroshi (船下ろし). Questo rito sottolineava il profondo legame tra l’arte della costruzione navale e la protezione divina. Il goshintai trovava posto in un’area specifica della barca: nelle piccole imbarcazioni in legno senza ponte, veniva ricavato un incavo nella trave di prua, la hesaki (舳先), per accoglierlo; nelle navi di maggiori dimensioni e dotate di cabina di pilotaggio, invece, veniva allestito un piccolo altare, un kami-dana, o in alternativa un hokora (祠, un piccolo santuario) all’interno della cabina stessa.


Intorno alla figura di Funadama-sama sono nate leggende e tradizioni affascinanti. Si racconta, ad esempio, che la divinità possa manifestarsi attraverso suoni misteriosi, come un tintinnio, per preannunciare tempeste imminenti o una pesca particolarmente abbondante. Questa credenza consolida il legame tra i pescatori e la divinità, percepita come una presenza benevola e protettiva.
Funadama-sama è oggetto di venerazione durante le festività del Nuovo Anno, con offerte votive di mochi, sakè, riso e sale. In questo periodo, le navi si adornano di rami di pino e corde shimenawa, e vengono issate grandi bandiere in suo onore.
I dadi
Un aneddoto curioso, narratomi da un capitano della marina militare giapponese che incontro spesso per lavoro, riguarda l’usanza di disporre i dadi sul kamidana secondo un ordine preciso, utilizzando una frase mnemonica e prendendo come riferimento la poppa della nave:
天一地六五東西二南三北四
Questa frase indica che i dadi devono essere posizionati con la faccia “1” rivolta verso il cielo e la “6” verso la terra. Il numero “3” è orientato verso la prua e il “4” verso la poppa, mentre il “5” si trova su entrambi i lati esterni e il “2” all’interno.
Utilizzando comuni dadi da gioco, questa combinazione risulta impossibile. Il segreto risiede nell’esistenza di dadi “maschi” e “femmina”. Mentre i dadi “femmina”, di uso comune, presentano una specifica disposizione dei numeri, i dadi “maschi” hanno una configurazione differente, essenziale per completare la “coppia sacra” durante il rituale. Questa usanza evidenzia l’importanza della dualità e del simbolismo nei rituali tradizionali giapponesi, dove anche gli oggetti più semplici, come i dadi, possono celare significati profondi.
In conclusione, Funadama-sama incarna un aspetto fondamentale della cultura marinara giapponese, intrecciando devozione religiosa e complesse credenze popolari. La sua figura testimonia il profondo rispetto e la secolare dipendenza dell’uomo dal mare.